lunedì 28 dicembre 2015

Amore e cibo

Spengo tutto e mi preparo per andare a letto. Sono le 3 ormai, anzi quasi le 4 ma mi prende una fame terribile e non posso far ameno che rimembrare le notti inoltrate che correvi a portarci qualcosa per recuperare la cena sfuggita dopo ore e ore passate a creare. Creare momenti, dialoghi, emozioni che segnano l'anima per sempre. “Voglio aver il controllo dei tuoi orgasmi e della tua fame!” dicevi sperando che il controllo dell'uno implicava anche il controllo dell'altro e aspettavi paziente. E aspettavi le 3, le 4 aspettavi sicuro che dopo una notte passata a far l'amore a parole, mi sarebbe venuta fame. Prendevi un taxi e ti recavi sul confine tra “mondo per bene” e “mondo della notte” lì dove era aperta ad orario continuato da circa 50 anni la trattoria “L'alba” Lì dove camionisti prima di partire per viaggi massacranti, prostitute dopo una notte di lavoro, guardie notturne e giovani bisognosi di far passare la sbornia prima di rientrare a casa si fermavano per sentirsi un attimo in paradiso tra brodi caldi e pasti sostanziosi. I contenitori metallici che si chiudevano ermeticamente te li davo io da casa e la signora li riempiva abbondantemente di pietanze indicibili. Il taxi aspettava fuori e 20 minuti dopo eri tornato da me. Tante sere invernali lo stesso menù di pietanze indicibili che adesso fa impressione anche solo nominarle. D'estate invece ci tenevamo leggeri. Frullati di pesche e ghiaccio, decotti di basilico a litri. Qualche volta una pizza divisa in due. E i cioccolatini! Cioccolatini di mandorle tostate, caramellate ricoperte di cioccolato fondente che avevo preparato non ricordo per quale occasione, finiti tutti in una notte. E poi ci è stata quella volta che tornasti dalla casa di tua nonna in campagna e mi bussasti la porta con una pagnotta di semola impastata da te con rigorosa sopra-visione della nonna, pomodori da insalata raccolti da te (ci tenevi a precisarlo) e quattro uova di giornata, (“che hai fatto tu!” ci tenevo pure io prenderti in giro) presi da te ancora caldi. In più una bottiglia verde con un mazzo di fiori bellissimi. E la bottiglia? La bottiglia serviva per tenere i fiori freschi. Quindi hai fatto un ora e mezza di pulman tenendo una bottiglia con dei fiori in mano? “Ma come potevo tenerli freschi diversamente?” Mi chiedesti, bloccato dalla mia sorpresa ancora sulla soglia della porta. Rimasi qualche secondo a contemplarti ed un idea folle mi passò per la testa. Non eri mica innamorato di me? “Che fai? Prendi qualcosa o no? Mi sta cadendo tutto. Tieni i fiori!” Insomma, non avevi lasciato nulla in pace a casa di tua nonna. Ne le galline, ne l'orto, ne i fiori. In ricompensa fecemmo un pasto bucolico con un bel mazzo di rose, dalie e mughetti in mezzo.

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