Spengo tutto e mi preparo per andare a
letto. Sono le 3 ormai, anzi quasi le 4 ma mi prende una fame
terribile e non posso far ameno che rimembrare le notti inoltrate che
correvi a portarci qualcosa per recuperare la cena sfuggita dopo ore
e ore passate a creare. Creare momenti, dialoghi, emozioni che
segnano l'anima per sempre. “Voglio aver il controllo dei tuoi
orgasmi e della tua fame!” dicevi sperando che il controllo
dell'uno implicava anche il controllo dell'altro e aspettavi
paziente. E aspettavi le 3, le 4 aspettavi sicuro che dopo una notte
passata a far l'amore a parole, mi sarebbe venuta fame. Prendevi un
taxi e ti recavi sul confine tra “mondo per bene” e “mondo
della notte” lì dove era aperta ad orario continuato da circa 50
anni la trattoria “L'alba” Lì dove camionisti prima di partire
per viaggi massacranti, prostitute dopo una notte di lavoro, guardie
notturne e giovani bisognosi di far passare la sbornia prima di
rientrare a casa si fermavano per sentirsi un attimo in paradiso tra
brodi caldi e pasti sostanziosi. I contenitori metallici che si
chiudevano ermeticamente te li davo io da casa e la signora li
riempiva abbondantemente di pietanze indicibili. Il taxi aspettava
fuori e 20 minuti dopo eri tornato da me. Tante sere invernali lo
stesso menù di pietanze indicibili che adesso fa impressione anche
solo nominarle. D'estate invece ci tenevamo leggeri. Frullati di
pesche e ghiaccio, decotti di basilico a litri. Qualche volta una
pizza divisa in due. E i cioccolatini! Cioccolatini di mandorle
tostate, caramellate ricoperte di cioccolato fondente che avevo
preparato non ricordo per quale occasione, finiti tutti in una notte.
E poi ci è stata quella volta che tornasti dalla casa di tua nonna
in campagna e mi bussasti la porta con una pagnotta di semola
impastata da te con rigorosa sopra-visione della nonna, pomodori da
insalata raccolti da te (ci tenevi a precisarlo) e quattro uova di
giornata, (“che hai fatto tu!” ci tenevo pure io prenderti in
giro) presi da te ancora caldi. In più una bottiglia verde con un
mazzo di fiori bellissimi. E la bottiglia? La bottiglia serviva per
tenere i fiori freschi. Quindi hai fatto un ora e mezza di pulman
tenendo una bottiglia con dei fiori in mano? “Ma come potevo
tenerli freschi diversamente?” Mi chiedesti, bloccato dalla mia
sorpresa ancora sulla soglia della porta. Rimasi qualche secondo a
contemplarti ed un idea folle mi passò per la testa. Non eri mica
innamorato di me? “Che fai? Prendi qualcosa o no? Mi sta cadendo
tutto. Tieni i fiori!” Insomma, non avevi lasciato nulla in pace a
casa di tua nonna. Ne le galline, ne l'orto, ne i fiori. In
ricompensa fecemmo un pasto bucolico con un bel mazzo di rose, dalie
e mughetti in mezzo.
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