sabato 23 gennaio 2016

Perla nera

Le vere donne non guidano a meno che non sia il loro mestiere e per lei guidare era un mestiere che lasciava volentieri ad altri! Un sorriso che scaldava l'anima, un corpo che faceva venire brividi. Pupille color ebano incastonate a bulbi di madre perla. Occhi sinceri. Fisico asciutto avvolto sempre in tanta eleganza sia quando camminava su tacchi discreti che quando i tacchi restavano dietro di lei, occupando i primi due passi sulla soglia di casa. La servitù raccoglieva e poggiava le scarpe sul margine destro del primo scalino che portava ai piani alti della grande abitazione. Un marito di quindici anni più grande di lei, di origini europee, nato e vissuto nella grande metropoli africana. Un marito che l'apprezzava e la stimava moltissimo. Un uomo ben tenuto per i suoi sessant'anni. Lui color rosa, avvolte pallido, bassottino, il contrario della definizione “un bell'uomo” Affascinante e dolce comunque. Lei figura stilizzata della bellezza africana. Nulla tradiva le sue tre gravidanze, la prima 24 anni fa e l'ultima 9. In mezzo altri tre figli, uno biologico e due in affidamento. Nulla in lei tradiva la sua età. Quella la si riusciva a sapere solo parlando. Certo, anni vissuti bene, prendendo sempre cura di sé, senza mai usurarsi con lavori di manovalanza o poco gratificanti. Un avvocato dei più potenti nella grande metropoli di 17 milioni di popolazione stimata. Una donna di carriera che riusciva a conciliare tutto. Famiglia, lavoro, viaggi che la portavano spesso in giro per l'Europa, una grande rassegna di opere di bene che seguiva con dedizione, una grande rassegna di ospiti che arrivavano a casa sua. Da semplici persone arrivate dai villaggi rurali dell'entroterra a Dalai Lama e altri importanti capi spirituali e politici. Chi per una notte, chi per mesi interi. E la sua casa con tre uomini di servitù, due di guardia e un padrone di casa che seguiva tutto, funzionava alla perfezione. Lei, regina indiscussa, onorava soltanto con la sua presenza. Si svegliava presto, scendeva nella sala da pranzo per colazione ed alcuni giorni si faceva accompagnare sulla enorme distesa di sabbia bagnata dall'Atlantico dove faceva qualche minuto di corsa, un po' di esercizi e meditazione. Le piaceva tenersi in forma, vestirsi bene, dedicare del tempo alle persone, fermarsi ad ascoltarle, camminare scalza sempre e ovunque fosse possibile. Fare del bene dove poteva era il suo tendere verso Dio. Lavorare per migliorare le condizioni di vita di molte persone, lavorare per cambiare sorti di destino avverse. Ecco questo era il suo mestiere che seguiva dalle prime ore dell'alba fino spesso tarda notte, senza pause per giorni interi. Guidare invece era il mestiere del suo autista. Suo personale autista. Uno uomo di quindici anni più giovane, forse anche venti che guidava il suv al posto suo anche se lei aveva comunque la patente. Il suo autista aveva un aria di superiorità e si muoveva in casa con disinvolta padronanza come se fosse più parte della famiglia che non della servitù. In assenza dei genitori i figli facevano riferimento a lui e al suo potere decisionale. Uomo giovane con un fisico statuario che nessuna camicia riusciva a nascondere. Camicia che spesso si abbinava al bianco candido del suo sorriso. Forse una delle tante persone alla quale l'avvocatessa era riuscita a cambiarne il destino. E lui, affianco a lei emanava gratitudine. Tanta gratitudine che qualche mattina di quelle rare in cui lei restava al letto dopo le 8:00, dopo aver accompagnato i bambini a scuola e salutato il padrone di casa che usciva per commissioni, preparava un vassoio con la colazione e glielo portava al letto. Restava con lei per qualche ora senza che nessuno osasse disturbarli. Uno di quei giorni lo incontrai sulle scale che scendeva in cucina per riempire nuovamente le tazze di caffè. Pantaloni che mettevano in risalto due glutei potenti, camicia bianca abbottonata alla meglio e piedi nudi. Dopo, tutto tornava in un rapporto professionale tra dipendente e datore di lavoro. L'unica cosa che tradiva il peccato di una donna da molti santificata era il permesso al suo autista di girare per casa scalzo, esattamente come lei.

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