L'ultima volta che abbiamo mangiato
insieme di notte, dopo tanti anni, fu nel nostro ultimo incontro di
quest'estate. Quel unico incontro che ci concediamo una volta
all'anno. Ero venuta a trovarti nel tuo locale, a bere un cocktail
con una amica. Verso le due lei, come tutti gli altri clienti se ne
andò.
- Rimango ad aiutarti? Ti chiesi.- No, resta per farmi compagnia. Ti porto io a casa. Mi dicesti mentre sistemavi tutto prima di chiudere.
In un sacchetto hai messo dei minuscoli
panini e stuzzichini non venduti che servivano per accompagnare gli
aperitivi Hai preso un pezzo di carta e hai scritto sopra “panini
puliti” l'hai appiccicato nella busta e mi l'hai data in mano.
- La puoi, per favore andare ad
appendere nel palo vicino al cassonetto della spazzatura? C'è
sempre più gente che rovista tra l'immondizia in cerca di mangiare.
Delle volte non faccio in tempo di chiudere e quando passo da lì il
sacchetto è già sparito e se guardi per strada a quest'ora non c'è
anima viva. Eppure sparisce.
Uscì per strada. Avevi ragione. Strada
del centro storico completamente deserta. Si sentiva qualche
tintinnio dei bicchieri che stavi lavando e all'improvviso la tua
voce che ruppe la quiete notturna.
- Ti amoooo!
Mannaggia a te! Riuscivi a mettermi in
imbarazzo anche dopo vent'anni! Mi guardai intorno nella speranza non
fossi la destinataria. Nulla. Non c'era anima viva. Toccava a me
risponderti.
Quando hai finalmente abbassato la
serranda ti si illuminò il viso:
- Andiamo a mangiare qualcosa?
- Andiamo! Ti dissi, anche se per la
verità dovevo essere già a casa. Marito e figli si erano da tanto addormentati senza la mia
buonanotte e a me questa mancanza pesava. Sapevo che se ti avessi
detto di no, mi avresti portata a casa e poi saresti andato a
dormire a digiuno.
Optammo per una pizzetta al taglio che
sarebbe stata più veloce. Non volevo deluderti ma io ormai da anni
non mangiavo più di notte. E poi il mio organismo faticava a
tollerare il grano. Come un tempo iniziasti a imboccarmi con le mani
passandomi pezzettini di prosciutto e formaggio fuso. Ma alla fine
riuscì a farti smettere di imboccarmi. Appena saziato un po' salimmo
sulla tua moto. “Vorrei che fosse una vespa e che la città fosse
Roma” Dissi prima di accendere il motore. Come per tutto quello che
cercavi di comunicarmi mi ci è voluto tempo a capire che avresti
voluto fossi la tua principessa evasa dalla sua “prigionia” per
un giorno. Avresti voluto essere Gregory Peck con le braccia di
Audrey Hepburn intorno alla tua vita. La brezza dell'alba potenziata
dal movimento delle mezzo fece i nostri corpi stringersi forte l'uno
contro l'altro.
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